L’eccellenza gastronomica Toscana del '300. Il XIV sec. fu caratterizzato in Toscana dalle continue lotte fra Guelfi e Ghibellini; lotte che assorbivano la maggior parte delle risorse; i cibi erano ancora semplici e poveri: fettunta, castagne, minestre di grano, panzanelle. Il pane era elaborato in tutti i modi e, per le feste, veniva ingentilito con miele, uva, spezie e aromi vari. Era il tempo del panpepato, della schiacciata e del pandiramerino. Fu il '300, il secolo in cui maturò la grande civiltà culinaria fiorentina. Firenze divenne uno stato potente e la gastronomia ne trasse grande giovamento. L'olio e il vino venivano venduti direttamente dalle cantinette dei palazzi attraverso le finestrelle prospicienti la via. I negozi offrivano carni di pollo o agnello, pesci dell’arno, e verdure quali bietole e spinaci che già allora venivano venduti cotti strizzati in palline). Alla fine di questo secolo compare un vero e proprio ricettario toscano, di un cuoco forse fiorentino, nel quale con il titolo "Libro della cocina" sono raccolte ben 57 ricette (molte delle quali ancora attuali), che rappresentano una fra le più antiche testimonianza della letteratura gastronomica italiana. Vi si trovano fra le altre la ricetta dei tortelli e de' crispelli di carne (ovvero i ravioli).